Porta, icona e scultura sono termini molto abusati dagli architetti negli ultimi anni, risultando anacronistici rispetto ai cambiamenti sociali e culturali nel mondo. Taiyuan è una città interna del nord della Cina, il suo nome letteralmente vuol dire “grandi pianure”, ed è la capitale della provincia di Shanxi, la “montagna occidentale” riferendosi ai monti Taihang, un altopiano tra i 1500 e i 2000 slm. a nord che confina con la Mongolia.
Negli ultimi 5 anni la città è cresciuta a dismisura tanto da passare dai 3,4 milioni abitanti a quasi 4,4 milioni di oggi con una saturazione della “grande pianura” divenuta un importante laboratorio di architetture in una città dove “accettiamo facilmente la realtà, forse perché intuiamo che niente è reale” come ci ricorda Jorge Luis Borges.
Usare questi termini, sopracitati, diviene effimero soprattutto in una situazione urbana di crescita esponenziale, un tipico caso di Sprawltown, come afferma Richard Ingersoll, ovvero una in una città distesa, sdraiata dove la porta di oggi diviene il centro di domani e il centro si evolve in policentro.
Il teatro cinese ha origini antichissime assumendo generi diversi nelle varie province della Cina, e nello Shanxi è una tradizione daoista, o taoista, che si fonde, come nell’opera cinese, con la musica, la danza e la poesia ed è molto diffusa a Taiyuan tanto che in essa esistono ben 4 teatri. Quello progettato da Arte Charpentier Architectes ha un ruolo provinciale, viene infatti nominato “The Shanxi Grand Theater”, dispone di tre sale: una da 1600 posti nel lato nord dell’edificio, una da 1200 a sud e una polivalente sulle terrazze.
Costruito nel nuovo quartiere di Changfeng, nel cuore di una “isola verde” di quel poco che rimane della “grande pianura”, il progetto di Arte Charpentier Architectes si esprime con la razionalità e purezza dei volumi che cercano un dialogo con il fiume Fenhe ed il paesaggio delle montagne Luliang a ovest e Taihang ad est.
Reinterpreta il significato del termine “dào”, da cui deriva i daismo o taoismo per intenderci quello dello Yin e Yang, che significa via corretta, via naturale e anche insegnare la via, e forse da questa filosofia prende la sua forma forata al centro.
Coniuga infatti due elementi che si ritrovano nell’antica filosofia: quello naturale, lasciando la percezione del paesaggio dal fiume alle montagne, e quello percettivo, suddividendo e aprendo lo spazio costruito per accogliere lo spettacolo teatrale e dal quale forse è nata l’idea della “finestra” centrale.
La filosofia dello Yin e Yang viene “confermata” nella percezione del tempo, dal giorno alla notte, dalla luce al buio, determinata dalla pelle di metallo delle facciate che catturano la luce in modo da riflettere le varie tonalità di questa, segnando il trascorrere delle ore della giornata. in fisica l’Universo è composto da quattro dimensioni, tre delle quali spaziali, lunghezza, larghezza e profondità; la quarta, il tempo rappresenta il "palcoscenico" dei fenomeni fisici.
Il tempo è una costante del pensiero filosofico e non, da Aristotele a Einstein, e un elemento fondamentale nella comunicazione, ma anche un aspetto che deve avere la sua giusta considerazione nell’architettura, che deve essere concepita anche in relazione ad esso considerandola, come la quarta dimensione.