Stazioni della metropolitana, ampliamenti di musei, nuovi ponti, alberghi, aree verdi, infrastrutture olimpiche e anche grattacieli. E' questo il nuovo volto di Londra per i Giochi Olimpici.
Cogliere l’occasione delle Olimpiadi per rinnovarsi e dotarsi di nuove strutture ed architetture è uno stimolo consueto, ma non tutti sono riusciti a sfruttarlo. Ad Atene, che ospitò i Giochi del 2004, non solo hanno chiuso con un clamoroso buco di bilancio, cosa abbastanza usuale, ma alcune delle principali opere sono rimaste incompiute o inutilizzate, come ad esempio il nuovo aeroporto internazionale.
Oggi va tenuto conto del grave periodo di crisi mondiale, europea, e anche della Gran Bretagna e quindi l’obiettivo di ottimizzare le spese, seppur quadruplicate da quelle inizialmente previste, è sen’altro prioritario.
Non c’è da stupirsi che sia stata posta la massima attenzione al riutilizzo delle strutture realizzate per l’Olimpiade, soprattutto quelle per le attività sportive, ma senz’altro balza all’occhio di tutti che uno stadio come quello costruito a Pechino 2008, più noto come “Nido d’uccello”, a Londra non sia realizzato.
Lo stadio olimpico di Populous, società specializzata nella progettazione d’impianti sportivi e centri congressi, costato 540 milioni di sterline (circa 700 milioni di euro) seppur premiato dal Riba e promosso ad esempio di “sviluppo sostenibile” per una diminuzione significativa dell’impatto ambientale in termini di materiali da costruzione e di consumi energetici, ha ricevuto molte critiche.
Ellis Woodman (critico della Building Design ) sul progetto si è così espresso: “Il principio di essere smontabile è benvenuto … si dimostra un evidente interesse verso la creazione di una economia di mezzi e, come tale, è l’antitesi dello stadio di Pechino del 2008. Ma se questo è un risultato, non è un buon risultato architettonico”.
Mentre Tom Dyckhoff, critico architettonico del the Times ha descritto il progetto come “tragicamente poco emozionante” e ha commentato che “l’architettura del 2008 e le Olimpiadi del 2012, negli anni a venire, saranno considerate dagli storici come un indicatore di astuzia dell’Oriente e del declino dell’Occidente”.
L’Aquatics Centre di Zaha Hadid, primo edificio pubblico realizzato dalla stararchitect a Londra, con un costo di 269 milioni di sterline (quasi 350 milioni di euro) più che ispirato dal fluido movimento dell’acqua sembra una balena spiaggiata tanto che anche lei ha dovuto definirla “una sorta di creatura marina” e in futoro, senza le parti laterali, ricorderà il cappello di Robin Hood.
L’opera che fa più discutere è senz’altro the Orbit, realizzata dallo scultore Anish Kapoor e Cecil Balmond, per la massa imponente ed inquietante di tubi di acciaio rossi e sul loro utilizzo dopo le Olimpiadi anche in considerazione del mesto presente del Millenium Dome, declassato a reperto di archeologia postmoderna.
Chi beneficerà dei lavori realizzati per l’Olimpiadi, saranno i viaggiatori della metropolitana, circa 1 miliardo l’anno, che potranno usufruire di nuove e ampliate stazioni del noto “Tube” come quelle di Green Park, a pochi metri da Buckingham Palace, di King's Cross e quella di Blackfriars nelle vicinanze della Tate Modern Gallery.
Tra queste stazioni quella di King's Cross, nodo fondamentale per i collegamenti con il Nord dell'Inghilterra e la Scozia, presenta un intervento di riqualificazione e ampliamento ben riuscito, sotto la cura dello studio londinese McAslan + Partners e costato 880 milioni di sterline, soprattutto per il nuovo ingresso della stazione sotto una copertura semicircolare con una luce di 52 m e un diametro di 130 m. e un’altezza di 20 metri.
La Blackfriars RailwayStation, oltre l’ampliamento, è stata alimentata da un impianto, nel ponte di Blackfriars di epoca vittoriana costruito nel 1886, dotato di oltre 4.400 pannelli solari fotovoltaici per un totale di circa 6.000 mq. di superficie coperta che genera oltre 900.000 kWh di energia elettrica annuali, pari al 50% dell’energia necessaria alla stazione stessa.
L’eco-sostenibilità dell’intervento, costato circa 7,3 milioni di sterline, realizzato dalla Solarcentury di Londra lascia però alcuni dubbi sulle capacità di coniugare tradizione e innovazione con un’efficace qualità estetica pur dimostrando una grande sensibilità verso i problemi energetici.
L'opera che più cambierà il volto di Londra è però il grattacielo "The Shard" di Renzo Piano che è stato inaugurato il 5 luglio scorso. Alto 310 metri, il più alto d'Europa, è stato definito "grottescamente arrogante" dal quotidiano “The Guardian” essendo visibile praticamente da qualsiasi punto della città.